L’innovazione e lo sviluppo di standard tecnologici avanzati nel settore agroalimentare diventano oggi non solo un’urgente necessità, ma una straordinaria opportunità di sviluppo e competitività. Le innovazioni tecnologiche nel campo dell’agricoltura si inscrivono all’interno dell’ambito dell’agritech, o agricoltura 4.0.
Le blockchain aprono non sole nuove possibilità di pensare e supportare nuovi ragionamenti di sistema fra vari attori, ma sollecitano la lungimiranza di nuovi modelli produttivi basati su logiche consortili per la valorizzazione sia delle produzioni d’eccellenza sia del tessuto imprenditoriale locale. A partire dai presidi agroalimentari DOP locali organizzati in consorzi di produttori fino allo sviluppo della rintracciabilità reale e completa di filiera, l’applicazione delle tecnologie blockchain a nuove logiche cooperative e consortili può costituire una delle leve economiche di maggior rilievo nazionale per lo sviluppo e la valorizzazione dei prodotti agroalimentari italiani, riuscendo a contrastare contesti di concorrenza fortemente alterati da grandi investimenti in marketing per riportare l’attenzione sulla qualità del prodotto (l’eccellenza del made in Italy).
LA RIVOLUZIONE BLOCKCHAIN-BASED E l’ASSOCIAZIONE BLOCKCHAIN ITALIA
Innovare secondo logiche blockchain-based può aprire scenari in grado di sviluppare nuove logiche consortili basate su nuovi modelli di governance: parliamo di una tecnologia dedicata al supporto della fiducia fra soggetti e dunque delle relazioni che intercorrono tra loro. Un aspetto molto più ampio e significativo rispetto all’idea per cui parlare di blockchain significhi quasi esclusivamente intendere un database resiliente e inalterabile, che non prende in considerazione gli aspetti emersi e argomentati in già da oltre un anno e mezzo dai preziosi studi condotti dal tavolo di lavoro sulla tracciabilità agroalimentare dell’Associazione Blockchain Italia, diretto da Massimo Romano. Al gruppo di lavoro partecipano tecnici, legali, economisti, esperti di sostenibilità, accademici, esperti del gruppo del MISE: si tratta di un ente senza scopo di lucro per la ricerca interdisciplinare e la divulgazione scientifica finalizzato a studiare la praticabilità e le implicazioni sociali delle tecnologie blockchain e DLT, promuovendo al contempo nel nostro Paese un ecosistema in grado di migliorare la competitività internazionale pubblica e privata.
BLOCKCHAIN, GOVERNANCE E TECNOLOGIA PER L’IMPRESA AGROALIMENTARE
Ragionare in logica Blockchain per la filiera agroalimentare significa sia promuovere strumenti che permettono di organizzare in maniera verificabile, decentralizzata e controllata da regole soggetti anche indipendenti fra di loro ma accomunati da uno specifico obiettivo (ad es. i produttori del pomodoro DOP Pachino), sia agevolare altri stakeholder del settore, come certificatori, auditors, regulators ma anche distributori, associazioni a tutela dei consumatori, GDO, nella partecipazione attiva alla validazione delle informazioni di filiera inserite in blockchain. In generale queste opportunità si adattano a tutto il territorio nazionale laddove ci siano presidi agroalimentari di qualità da valorizzare e, considerato che tutto il settore agroalimentare soffre ancora una carenza di trasformazione digitale delle informazioni, la blockchain potrebbe essere una tecnologia d’elezione a supporto dell’interoperabilità del sistema. In questo senso, è interessante appurare come, sebbene non vi siano ancora molte informazioni sull’effettiva implementazione, la Sicilia sia la prima regione ad avere approvato (l’anno scorso) una proposta di legge sulla tracciabilità agroalimentare blockchain-based.
A cosa servono tracciabilità informativa e innovazioni di processo e sistema nella filiera agroalimentare?
Come si può evincere dall’approfondito studio menzionato, blockchain significa per la filiera agroalimentare del made in Italy:
- aumentare la fiducia dei consumatori, provenienza/origine e sostenibilità, in un tempo di globalizzazione dove la provenienza del cibo rischia di essere sempre più opaca ed esistono lobby contrarie alla trasparenza. Servono trasparenza informativa e certificazioni di sistema
- tutelare il Made in Italy e ridurre il rischio di frodi alimentari: 6 prodotti alimentari italiani su 10 in vendita sul mercato internazionale, infatti, sono falsi Made in Italy. Il fatturato del falso ai danni dell'Italia è di quasi 60 miliardi di euro/anno
- concorrenza, nuovi modelli di business e riconoscibilità del brand: questo assicurerebbe tracciabilità, riduzione degli sprechi e immagine aziendale trasparente
- richiamo e identificazione tempestiva di merci contaminate
- disintermediare, ovvero ridurre i tempi e i costi: ridurre i tempi per ottenere certificazioni, automatizzare i controlli, ridurre gli errori
- financial e social inclusion: accedere più facilmente al sistema di finanziamento potendo mostrare informazioni trasparenti
BLOCKHAIN PER LE ECCELLENZE: UNA SFIDA POSSIBILE (ma da affrontare)
La grande sfida della digital transformation in materia di filiera agroalimentare può essere una leva di grande differenziazione per le eccellenze italiane, a patto che, con una visione panoramica professionale e competente, si accetti la sfida di puntare non solo su una tracciabilità completa di filiera, sulla trasparenza degli attori e delle informazioni, sulla digitalizzazione delle stesse e sulla standardizzazione dei dati, ma anche sulla digitalizzazione dei processi e sulla stessa idea di governance e inclusione di altri soggetti. Il futuro della filiera agroalimentare può cominciare subito, per la Sicilia come per tutta Italia: basta volerlo e scegliere soluzioni agritech assieme ai partner più affidabili e professionali.